ASSEMBLEA PARLAMENTARE DEL CONSIGLIO EUROPEO
RACCOMANDAZIONE 1283 (1996)
Relativa alla storia e all’apprendimento della storia
in Europa

1. Le persone hanno un diritto verso il loro passato, proprio come esse hanno un diritto nel disconoscerlo. La storia è uno dei diversi modi di ritrovare questo passato e di creare un’identità culturale. È inoltre una via d’accesso alle esperienze alla ricchezza del passato e delle altre culture. Essa è una disciplina che concerne lo sviluppo di un approccio critico all’informazione e all’immaginazione controllata.
2. La storia ha inoltre un ruolo politico chiave da giocare nell’Europa odierna. Essa può contribuire ad aumentare la comprensione, la tolleranza e la fiducia tra gli individui e tra i popoli dell’Europa – oppure può diventare una forza di divisione, violenza e intolleranza.
3. La conoscenza storica è un’importante abilità civica. Senza di essa l’individuo è più vulnerabile alla manipolazione politica o di altro genere.
4. Per la maggior parte dei giovani, la storia comincia a scuola. Questo non dovrebbe semplicemente consistere nell’imparare a memoria fatti storici a caso; dovrebbe essere un’iniziazione a come si è arrivati alla conoscenza storica, un argomento per sviluppare lo spirito critico e di sviluppo di un democratico, tollerante e responsabile atteggiamento civico.
5. Le scuole non sono l’unica fonte d’informazione e opinione storica. Le altre fonti includono mass media, film, letteratura e turismo. Un’influenza è esercitata anche dalla famiglia, dai propri pari, dalle comunità locali e nazionali e dai circoli religiosi e politici.
6. Le nuove tecnologie di comunicazione (CD-I, CD-ROM, Internet, realtà virtuali, ecc.)stanno gradualmente estendendo la portata d’impatto dei soggetti storici.
7. Deve essere fatta una distinzione tra le diverse forme di storia: la tradizione, le memorie e la storia analitica. In ognuna di esse i fatti vengono sulla base di differenti criteri. E queste varie forme di storia giocano ruoli differenti.
8. I politici hanno una loro personale visione della storia, e alcuni sono tentati a manipolarla. Effettivamente tutti i sistemi politici hanno usato la storia per i propri fini e hanno imposto la loro versione dei fatti storici così come la loro definizione di personaggi storici buoni e cattivi.
9. Anche se il loro proposito costante deve essere rimanere vicini il più possibile all’obbiettività, anche gli storici sono ben consapevoli dell’essenziale soggettività della storia e dei vari modi in cui può venir ricostruita e interpretata.
10. I cittadini hanno un diritto a imparare la storia che non sia stata manipolata. Lo Stato dovrebbe garantire questo diritto e incoraggiare un approccio scientifico appropriato, senza pregiudizi religiosi o politici, in tutto ciò che viene insegnato.
11. Gli insegnanti e i ricercatori dovrebbero stare a stretto contatto per assicurare il continuo aggiornamento e rinnovo del contenuto dell’insegnamento della storia. E’ importante che la storia si tenga al passo con il presente.
12. Dovrebbe esserci inoltre trasparenza tra coloro che lavorano in tutte le aree della storia, in classe, nello studio televisivo o nella biblioteca universitaria.
13. Particolare attenzione dovrebbe essere data ai problemi dell’Europa centrale e orientale che ha sofferto per la manipolazione della storia anche in tempi recenti e continua in certi casi a essere soggetta della censura politica.

14. L’Assemblea raccomanda al Comitato dei Ministri di incoraggiare l’insegnamento della storia in Europa riguardo alle seguenti proposte:
I La consapevolezza storica dovrebbe essere parte essenziale dell’educazione di tutti i giovani. L’insegnamento della storia dovrebbe permettere agli scolari di acquisire capacità di pensiero critico per analizzare e interpretare l’informazione in maniera responsabile ed efficace, per riconoscere la complessità dei soggetti e per apprezzare la diversità culturale. Dovrebbero venire identificati gli stereotipi e ogni altro tipo di distorsione basata su pregiudizi nazionali, razziali, religiosi o di altro genere;
II Il contenuto dell’insegnamento della storia dovrebbe essere molto aperto. Dovrebbe includere tutti gli aspetti delle società (gli avvenimenti sociali e culturali così come quelli politici). Il ruolo delle donne dovrebbe venire riconosciuto in maniera appropriata. Dovrebbe venire insegnata la storia locale e nazionale (ma non nazionalista) così come la storia delle minoranze. Gli eventi controversi, sensibili e tragici dovrebbero essere equilibrati da forze positive reciproche;
III La storia di tutta l’Europa, quella dei principali eventi politici ed economici, e dei movimenti filosofici e culturali che hanno formato l’identità europea devono venir inclusi nei programmi scolastici;
IV Le scuole dovrebbero riconoscere i differenti modi in cui gli stessi argomenti vengano trattati nelle diverse nazioni, e ciò potrebbe essere sviluppato come base per gli scambi scolastici;
V Dovrebbe venir dato un supporto all’Istituto George Eckert per la ricerca internazionale sui libri di testo e i Ministeri dell’Istruzione e gli Editori degli Stati Membri dovrebbero venir invitati a garantire che la collezione di manuali dell’Istituto venga tenuta aggiornata;
VI Le differenti forme di apprendimento della storia (studio dei manuali, televisione, relazioni, visite ai musei, ecc.) dovrebbero venir combinate, senza la preferenza esclusiva per una di loro. Dovrebbero venire integrate completamente nuove tecnologie di informazione. Dovrebbero essere individuati adeguati criteri educativi ed accademici per il materiale da utilizzare;
VII Dovrebbe venir favorita una più grande interazione tra le influenze scolastiche ed extra-scolastiche sull’apprezzamento della storia da parte dei giovani, per esempio tramite i musei (e in particolare i musei di storia), gli itinerari culturali e il turismo in generale;
VIII Gli approcci innovatori dovrebbero venir incoraggiati, così come la continua formazione, specialmente riguardo alle nuove tecnologie. Una rete interattiva degli insegnanti di storia dovrebbe venire incoraggiata. La storia dovrebbe essere un soggetto prioritario per gli insegnanti europei organizzati all’interno della struttura del programma per la formazione degli insegnanti del Consiglio per la co-operazione culturale;
IX Dovrebbe venir incoraggiata la cooperazione tra insegnanti e storici, per esempio tramite i mezzi del nuovo progetto dello Comitato dell’Educazione del Consiglio della Cooperazione culturale sull’apprendimento e l’insegnamento della storia d’Europa nel ventesimo secolo;
X Il supporto del governo dovrebbe venir dato alla creazione di associazioni nazionali indipendenti di insegnanti di storia. Dovrebbe venir incoraggiato l’attivo coinvolgimento nell’associazione degli insegnanti di storia Euroclio;
XI Un codice di norme per l’insegnamento della storia dovrebbe essere stilato in collaborazione con gli insegnanti di storia, così come uno statuto europeo al fine di proteggerli dalla manipolazione politica.
15. l’Assemblea sostiene la libertà di ricerca accademica ma si aspetterebbe la responsabilità professionale anche nel campo parallelo della radiodiffusione. L’Assemblea perciò raccomanda al Comitato dei Ministri:
I di chiedere ai governi di assicurare un sostegno finanziario continuo per la ricerca storica e il lavoro delle commissioni multilaterali e bilaterali sulla storia contemporanea;
II di promuovere la cooperazione tra gli storici così come di aiutare ad incoraggiare lo sviluppo di atteggiamenti più aperti e più tolleranti in Europa, prendendo in considerazione le differenti esperienze ed opinioni;
III di assicurare che venga protetto il diritto degli storici alla libertà di espressione.
16. Dovrebbe venir incoraggiata una collaborazione europea nel campo della storia. L’assemblea raccomanda che il Comitato dei Ministri:
I studi gli elementi di base delle differenti storie dei popoli d’Europa che, una volta accettati da ognuno, potrebbero venire inclusi in tutti i testi di storia europea;
II consideri la possibilità di stabilire negli Stati Membri una biblioteca di storia on-line;
III incoraggi gli Stati Membri a istituire muse di storia nazionale sul modello della tedesca “Casa della Storia a Bonn”
IV promuova progetti multilaterali e bilaterali sulla storia e sull’insegnamento della storia e in particolare progetti regionali tra Paesi vicini.




RECOMMANDATION 1283 (1996)
Relative à l'histoire et à l'apprentissage de l'histoire en Europe

1. Tout individu a le droit de connaître son passé ainsi que le droit de le désavouer. L'histoire est l'un des moyens de retrouver ce passé et de forger une identité culturelle. C'est aussi une porte ouverte sur l'expérience et la richesse du passé et d'autres cultures. L'histoire est une discipline qui développe l'approche critique de l'information et l'imagination contrôlée.

2. L'histoire a aussi un rôle politique clé à jouer dans l'Europe d'aujourd'hui. Elle peut favoriser la compréhension, la tolérance et la confiance entre les individus et entre les peuples d'Europe. Elle peut aussi devenir une force de division, de violence et d'intolérance.


3. La connaissance de l'histoire est importante pour la vie civique. Sans elle, l'individu est plus vulnérable, sujet à la manipulation, politique ou autre.

4. Pour la plupart des jeunes, l'histoire commence à l'école. Elle ne devrait pas consister à apprendre par cœur des faits historiques pris au hasard; elle devrait être une initiation aux modes d'acquisition des connaissances historiques, de façon à développer l'esprit critique et à favoriser un comportement démocratique, tolérant et civilement responsable.


5. Les établissements scolaires ne sont pas les seules sources d'information et d'opinion sur l'histoire. Parmi d'autres sources on peut citer les moyens de communication de masse, le cinéma, la littérature et le tourisme. Une influence est également exercée par la famille, les pairs, les communautés locales et nationales, et par les cercles religieux ou politiques.
6. Les nouvelles technologies de communication (CD-I, CD-ROM, Internet, réalité virtuelle, etc.) sont en train d'élargir progressivement la portée et l'impact des sujets d'histoire.

7. Il est possible de distinguer plusieurs formes d'histoire: la tradition, les souvenirs et l'histoire analytique. La sélection des faits obéit, dans chacune des formes, à des critères différents. Et ces différentes formes d'histoire remplissent des rôles différents.

8. Les hommes politiques ont leur propre interprétation de l'histoire, et certains sont tentés de la manipuler. Presque tous les systèmes politiques ont utilisé l'histoire pour servir leurs intérêts et ont imposé leur version des faits historiques ainsi que leur définition des bons et des méchants dans l'histoire.


9. Même si leur but est d'être le plus objectif possible, les historiens sont aussi très conscients de la subjectivité de l'histoire et des différentes manières dont on peut la reconstruire et l'interpréter.

10. Les citoyens ont le droit d'apprendre une histoire non manipulée. L'Etat devrait donc assurer ce droit et encourager une approche scientifique appropriée, sans déformation religieuse ou politique, de tout ce qui est enseigné.
11. Les enseignants et les chercheurs devraient se concerter pour assurer continuellement la mise à jour et le renouvellement du contenu de l'enseignement de l'histoire. Il est important que l'histoire avance de pair avec le présent.
12. La transparence devrait être de mise entre tous ceux qui travaillent dans les domaines de l'histoire, que ce soit la salle de classe, le studio de télévision ou la bibliothèque d'université.
13. Une attention particulière devrait être accordée à la problématique de l'Europe centrale et orientale qui a tant souffert de la manipulation de l'histoire jusqu'à tout récemment et qui dans des cas d'espèce est encore assujettie à une censure politique.

14. L'Assemblée recommande au Comité des Ministres d'encourager l'enseignement de l'histoire en Europe en formulant les propositions suivantes:


I. la onnaissance de l'histoire devrait être une part essentielle de l'éducation des jeunes. Son enseignement devrait permettre aux élèves d'acquérir la capacité intellectuelle d'analyser et d'interpréter l'information d'une manière critique et responsable, de saisir la complexité des sujets et d'apprécier la diversité culturelle. Il importe d'identifier les stéréotypes et autres perversions fondés sur des préjugés nationaux, raciaux, religieux et autres;

II. le contenu des programmes d'histoire devrait être très ouvert. Il devrait comprendre tous les aspects des sociétés (l'histoire sociale et culturelle aussi bien que l'histoire politique). Le rôle des femmes devrait être dûment reconnu. L'histoire locale ainsi que l'histoire nationale (mais pas nationaliste) doivent être enseignées, ainsi que l'histoire des minorités. Les événements controversés, sensibles et tragiques devraient être équilibrés par rapport aux influences positives mutuelles;

III. l'histoire de toute l'Europe, l'histoire des principaux événements politiques et économiques, ainsi que les mouvements philosophiques et culturels, qui ont formé l'identité européenne, doivent figurer dans les programmes d'enseignement;

IV. les établissements scolaires doivent reconnaître les différentes façons de traiter les mêmes sujets dans différents pays, et cela peut être développé comme une base pour des échanges scolaires;

V. l'Institut Georg Eckert pour la recherche internationale sur les manuels scolaires devrait être soutenu, et les ministères de l'Education et les éditeurs de manuels scolaires des Etats membres devraient veiller à ce que la collection de manuels de l'institut soit maintenue à jour;

VI. il faut combiner les différentes formes d'apprentissage de l'histoire (l'étude du manuel, la télévision, les exposés, la visite de musées, etc.) sans privilégier, de façon exclusive, l'une d'entre elles. Les nouvelles technologies de l'information doivent s'intégrer pleinement dans ce processus. Des critères éducationnels (et académiques) appropriés pour la sélection du matériel à utiliser devraient être assurés;

VII. une plus grande interaction devrait être favorisée entre les influences scolaires et extrascolaires sur l'appréciation de l'histoire par les jeunes, par exemple par les musées (et en particulier par les musées d'histoire), les routes culturelles et le tourisme en général;

VIII. les approches novatrices de
l'enseignement de l'histoire devraient être encouragées, ainsi que la formation professionnelle continue, notamment en ce qui concerne les nouvelles technologies. L'établissement d'un réseau interactif d'enseignants d'histoire devrait être encouragé. L'histoire devrait être une priorité pour les séminaires européens d'enseignants organisés dans le cadre du programme du Conseil de la coopération culturelle pour la formation continue des enseignants;

IX. il faut favoriser la coopération entre les enseignants et les historiens, par exemple par le biais du nouveau projet du Comité de l'éducation du Conseil de la coopération culturelle sur l'apprentissage et l'enseignement de l'histoire de l'Europe au XXe siècle;

X. .les gouvernements devraient soutenir la création d'associations nationales indépendantes des enseignants d'histoire. La participation active de celles-ci dans l'association européenne des enseignants d'histoire Euroclio devrait être encouragée;

XI. un code de conduite pour l'enseignement de l'histoire devrait être préparé en collaboration avec les enseignants en histoire, ainsi qu'une charte européenne pour les protéger des manipulations politiques.

15. L'Assemblée soutient la liberté de recherche académique mais s'attend également à la même responsabilité professionnelle que celle demandée aux professionnels de la radiodiffusion. En conséquence, l'Assemblée recommande au Comité des Ministres:

I. .de demander aux gouvernements d'assurer un financement continu de la recherche en matière d'histoire et des travaux des commissions multilatérales et bilatérales sur l'histoire contemporaine;

II. .de promouvoir la coopération entre historiens, en prenant en compte différentes expériences et opinions, en vue de favoriser le développement d'attitudes plus ouvertes et plus tolérantes en Europe;

III. III.d'assurer la protection du droit des historiens à la liberté d'expression.

16. Une collaboration européenne dans le domaine de l'histoire devrait être encouragée. L'Assemblée recommande au Comité des Ministres:
I. .d'étudier les éléments de base des diverses histoires des peuples de l'Europe qui, acceptés par tous, pourraient être intégrés dans tous les manuels d'histoire européenne;

II. .d'examiner la possibilité d'établir dans les Etats membres une bibliothèque électronique de l'histoire;

III. .d'encourager les Etats membres à établir des musées nationaux d'histoire sur le modèle allemand de la «Maison de l'histoire» à Bonn;
de promouvoir les projets multilatéraux et bilatéraux dans le domaine de l'histoire et de l'enseignement de l'histoire, et en particulier les projets régionaux entre pays voisins.




RECOMMENDATION 1283 (1996)
On (1996)history and the learning of history Europe

1) People have a right to their past, just as they have a right to disown it. History is one of several ways of retrieving this past and creating a cultural identity. It is also a gateway to the experiences and richness of the past and of other cultures. It is a discipline concerned with the development of a critical approach to information and of controlled imagination.

2) History also has a key political role to play in today's Europe. It can contribute to greater understanding, tolerance and confidence between individuals and between the peoples of Europe - or it can become a force for division, violence and intolerance.

3) Historical awareness is an important civic skill. Without it the individual is more vulnerable to political and other manipulation.

4) For most young people, history begins in school. This should not simply be the learning by heart of haphazard historical facts; it should be an initiation into how historical knowledge is arrived at, a matter of developing the critical mind and the development of a democratic, tolerant and responsible civic attitude.

5) Schools are not the sole source of historical information and opinion. Other sources include the mass media, films, literature and tourism. Influence is also exercised by the family, peer groups, local and national communities, and by religious and political circles.

6) The new communication technologies (CD-I, CD-ROM, Internet, virtual reality, etc.) are gradually extending the range and impact of historical subjects.

7) A distinction may be made between several forms of history: tradition, memories and analytical history. Facts are selected on the basis of different criteria in each. And these various forms of history play different roles.

8) Politicians have their own interpretations of history, and some are tempted to manipulate it. Virtually all political systems have used history for their own ends and have imposed both their version of historical facts and their definition of the good and bad figures of history.

9) Even if their constant aim may be to get as close to objectivity as possible, historians are also well aware of the essential subjectivity of history and of the various ways in which it can be reconstructed and interpreted.

10) Citizens have a right to learn history that has not been manipulated. The state should uphold this right and encourage an appropriate scientific approach, without religious or political bias, in all that is taught.

11) Teachers and research workers should be in close contact to assure the continued updating and renewal of the content of history teaching. It is important that history keep pace with the present.
12) There should also be transparency between those working in all areas of history, whether in the school classroom, television studio or university library.

13) Particular attention should be given to the problems in central and eastern Europe which has suffered from the manipulation of history up to recent times and continues in certain cases to be subject to political censorship.
14) The Assembly recommends that the Committee of Ministers encourage the teaching of history in Europe with regard to the following proposals:

I. historical awareness should be an essential part of the education of all young people. The teaching of history should enable pupils to acquire critical thinking skills to analyse and interpret information effectively and responsibly, to recognise the complexity of issues and to appreciate cultural diversity. Stereotypes should be identified and any other distortions based on national, racial, religious or other prejudice;


II. the subject matter of history teaching should be very open. It should include all aspects of societies (social and cultural history as well as political). The role of women should be given proper recognition. Local and national (but not nationalist) history should be taught as well as the history of minorities. Controversial, sensitive and tragic events should be balanced by positive mutual influences;

III. the history of the whole of Europe, that of the main political and economic events, and the philosophical and cultural movements which have formed the European identity must be included in syllabuses;


IV. schools should recognise the different ways in which the same subjects are handled in different countries, and this could be developed as a basis for interschool exchanges;

V. support should be given to the Georg Eckert Institute for International Textbook Research, and Ministries of Education and educational publishers in member states should be asked to ensure that the institute's collection of textbooks be kept up-to-date;


VI. the different forms of history learning (textbook study, television, project work, museum visits, etc.) should be combined, without exclusive preference to any of them. New information technologies should be fully integrated. Proper educational and academic) standards must be ensured for the material used;

VII. greater interaction should be fostered between school and out-of-school influences on young people's appreciation of history, for example by museums (and in particular history museums), cultural routes and tourism in general;


VIII. innovatory approaches should be encouraged, as well as continued in-service training, especially with regard to new technologies. An interactive network of history teachers should be encouraged. History should be a priority subject for European teachers' courses organised within the framework of the Council for Cultural Co-operation in-service training programme for teachers;

IX. co-operation should be encouraged between teachers and historians, for example by means of the Education Committee of the Council for Cultural Co-operation's new project on learning and about teaching the history of Europe in the 20th century;


X. government support should be given to the setting up of independent national associations of history teachers. Their active involvement in the European history teachers' association Euroclio should be encouraged;

XI. a code of practice for history teaching should be drawn up in collaboration with history teachers, as well as a European charter to protect them from political manipulation.


15) The Assembly supports freedom of academic research but would also expect professional responsibility as in the parallel field of broadcasting. The Assembly therefore recommends that the Committee of Ministers:

I. ask governments to assure continued financial support for historical research and the work of multilateral and bilateral commissions on contemporary history;

II. promote co-operation between historians so as to help encourage the development of more open and more tolerant attitudes in Europe by taking account of different experiences and opinions;

III. ensure that the right of historians to freedom of expression is protected.

16) European collaboration should be encouraged in the field of history. The Assembly recommends that the Committee of Ministers:

I. study the basic elements of the different histories of the peoples of Europe which, when accepted by everyone, could be included in all European history textbooks;
II. consider the possibility of establishing in member states an on-line library of history;

III. encourage member states to establish national history museums on the lines of the German "House of History" in Bonn;

IV. promote multilateral and bilateral projects on history and history teaching and in particular regional projects between neighbouring countries.

Giovanni Maria Angioy (1751 - 1808)

“Così la guerra feudale partiva come suggestione da Angioy partigiano perché,trasformata in querela di popoli oppressi, tornasse ad Angioy alternos “
Giuseppe Manno, storia Moderna della Sardegna
Don Giovanni Maria Angioy (1751 - 1808), nasce a Bono il 21 ottobre 1751 da genitori nobili che muoiono poco dopo la sua nascita.
Si occupa di lui il fratello della madre, don Taddeo Arras, che è il suo primo maestro di grammatica. Per gli altri insegnamenti di lingue e di belle arti dovrà successivamente fare riferimento ai padri mercedari presso la loro scuola nella chiesa-convento della Vergine della Mercede, che dopo la chiusura del convento decretata dal ministro Bogino nel 1776, diventa di San Raimondo.
Continua gli studi presso il collegio Canopoleno e poi all’Università di Sassari, ottenendo ottimi risultati e suscitando l’ammirazione dei suoi stessi professori.
Nonostante l’ inclinazione per la vita religiosa,viene mandato dallo zio Taddeo a proseguire gli studi presso l’università di Cagliari.
Fa pratica presso lo studio dell’avvocato Nieddu, zio della madre, ma dopo un breve periodo di libera professione si dedica all'insegnamento universitario (all’ età di 21 anni è già professore) e successivamente entra a far parte della magistratura ricoprendo gli importanti incarichi di giudice della Reale Udienza (la massima magistratura isolana) e di assistente del reggente la Reale Cancelleria (la più importante carica del regno di Sardegna dopo quella di viceré).
Sulla facciata del Municipio di Bono si legge: "A Giovanni Maria Angioy, che ispirandosi ai valori dell' 89 bandì la sarda crociata contro la tirannide feudale ". Ciò ci ricorda che, anche se con un certo ritardo, determinato da un relativo stato di isolamento e di arretratezza, per via anche degli scarsi mezzi di comunicazione allora disponibili, pure in Sardegna erano giunte le nuove idee dell’ Illuminismo e della Fisiocrazia che certamente l'Angioy conosce come non poche altre persone di cultura dell’epoca. Ciò grazie anche agli effetti degli interventi di politica culturale e soprattutto della Riforma delle Università isolane operata dal Ministro Bogino (1764-1765).
All’età di 30 anni sposa la giovanissima Annica Belgrano, figlia di un ricco commerciante, nella chiesa di Sant’Eulalia, nel quartiere della Marina a Cagliari.
Separati dopo la nascita di Speranza, i due si ricongiungeranno poi grazie ai buoni uffici del viceré.
Vanno ad abitare nel quartiere di Castello ed hanno altre due figlie : Giuseppa e Maria Angela.
Giovanni Maria Angioy si dimostra ben presto un capace imprenditore e sagace uomo d’affari: investe il capitale portatogli in dote dalla Belgrano in prestiti a privati (a Cagliari non esistevano banche) e si dà alla compravendita di case e terreni.
Angioy ha successivamente modo di dare ulteriore prova delle sue capacità imprenditoriali che, come ci suggerisce lo storico Carlino Sole, dal 1789 daranno i loro frutti nell’ambito della coltivazione del cotone arboreo e dell’indaco per la tinteggiatura delle tele,tanto da suscitare la stima del viceré Balbiano.
Successivamente impianta una fabbrica di berrette, in società con Andrea Delorenzo e altri imprenditori. Ciò suscita nuovamente l’entusiasmo di Balbiano che avrebbe addirittura voluto denominare la fabbrica “l’ Aurora del regno”.
Il fallimento di queste iniziative è senz’altro da attribuire alla mobilitazione contro i tentativi di invasione francesi, secondo alcuni storici, alla generale situazione di arretratezza in cui versava l’Isola.
Il Manno, partendo da un’ottica moderata che aborre le rivoluzioni e si aspetta le riforme dalla grazia del Sovrano, nella sua opera (che secondo Luciano Marrocu è stata poi “monumentalizzata”), accusa duramente l’Angioy, basandosi su un manoscritto anonimo e recentemente ripubblicato in edizione critica da Luciano Carta intitolato “Storia de’ torbidi occorsi nel regno di Sardegna dall’anno 1792 in poi”.
Dopo l’espulsione dei piemontesi (lo “scommiato” del 28 aprile 1794, oggi commemorato come “Sa die de sa Sardigna”), l’Angioy sarebbe stato il punto di riferimento dei novatori o “Giacobini” (come venivano genericamente chiamati in Italia coloro che prendevano posizione contro gli antichi regimi).
Ci sono pervenuti lunghi elenchi che comprendono magistrati, funzionari, liberi professionisti, intellettuali,artigiani, negozianti, popolani, esponenti del clero appartenenti alla fazione sarda dei giacobini, tutti speranzosi di migliorare le proprie condizioni economiche e sociali.
La casa di Angioy secondo alcuni, diventa sede di un club giacobino nel quale si riuniscono democratici cagliaritani e sassaresi suoi amici.
Gli altri club si riuniscono presso la sede estiva del collegio dei nobili (attuale via Bacaredda a Cagliari, ex istituto agrario) e nella casa di campagna dell’avvocato Salvatore Cadeddu (a Palabanda, l’ attuale orto botanico) e nel quartiere di Villanova presso il canonico Cossu, fratello di Giuseppe, il famoso economista.
In occasione dell’attacco della Francia e della comparsa della flotta nemica nel golfo di Cagliari (inverno 1792-1793), l’Angioy non partecipa direttamente alle operazioni militari ma raccoglie dai privati le offerte per la difesa di Cagliari e si occupa della sistemazione delle milizie del Goceano arrivate in città sotto il comando dello zio, Taddeo Arras.
Nell’agosto del 1794 viene inviato in missione ad Iglesias con tanto di scorta , a causa delle proteste della popolazione locale per la mancanza del grano.
Angioy oltre a dare disposizioni sugli approvvigionamenti e per l’istituzione di un corpo di barracelli (corpo di guardie private per la repressione e la prevenzione della delinquenza rurale in Sardegna) cerca di regolarizzare le modalità di riscossione del donativo.
La “Storia de’ torbidi” racconta che l’Angioy ad Iglesias avrebbe fatto propaganda rivoluzionaria col vescovo che lo ospitava.
E sostiene inoltre che l’Angioy e i suoi amici avrebbero avuto dei contatti con le autorità francesi attraverso il commerciante Francesco Giuseppe Ochino.
Giuseppe Manno ha accusato l’Angioy di aver voluto eliminare dalla scena politica dell’isola il Pitzolo, passato dai “novatori” ai moderati dopo aver ottenuto nel 1794, al rientro da Torino, l’incarico di intendente generale del Regno. Angioy sarebbe stato il mandante del suo assassinio e di quello del Marchese della Planargia.
Dopo la morte del Pitzolo e del marchese della Planargia infatti, la frattura tra i due schieramenti del partito dei “giacobini”, moderati e radicali, si accentua.
Da Angioy conseguentemente si allontanano l’avvocato Cabras e tutti i suoi seguaci, anche per consiglio dell’arcivescovo di Cagliari, Melano.
Nel Capo di sopra continua intanto l’agitazione antifeudale e gli Stamenti propongono al viceré Vivalda di nominare Angioy Alternos con l’incarico di ristabilirvi l’ ordine. Con questa nomina, egli diventa, quanto ad autorità, secondo soltanto al viceré.
E’ titubante nell’ accettare l’ incarico, ma il 3 febbraio 1796 la proposta viene accolta e gli vengono conferite le patenti di Alternos, in quanto è ritenuto persona saggia, moderata, originaria proprio della Sardegna settentrionale dove aveva molti parenti ed esercitava un suo “patronage”.
In tempi come quelli in cui appaiono “normali” gli enormi gravami feudali, Giomaria Angioy appare come il potente che rinuncia ai suoi privilegi per una grande causa: aiutare i deboli e gli oppressi.
Il canonico Sisternes scrisse in un memoriale sulle vicende del periodo rivoluzionario indirizzato alla regina Maria Teresa, che la nomina di Angioy aveva avuto lo scopo di allontanarlo da Cagliari e che lui stesso aveva suggerito al viceré di fare ciò per provocare la sua rovina.
Sicuramente Angioy intuisce che si tratta di una trappola e dato che era fuori discussione prendere posizione contro i vassalli ribelli e mettersi contro gli amici novatori e le sue stesse idee, decide invece di sostenere il partito antifeudale pur sapendo che sarebbe stato facile per i suoi avversari metterlo fuori legge.

Il 13 febbraio 1796 rompe gli indugi e parte alla volta di Sassari insieme al parroco di Torralba, Francesco Sanna Corda ed altri, impiegandoci anziché 4 giorni, quanti di solito se ne impiegavano le famose ben “venti pose” di cui scrive il Manno; si tratta di un’autentica marcia trionfale.Prima di arrivare a destinazione fermatosi in diversi villaggi mette fine agli abusi, fa scarcerare diversi innocenti detenuti, mette pace tra famiglie in discordia. Insomma, Angioy come un Redentore accende molte speranze.

Il 28 febbraio 1796 fa il suo ingresso trionfale a Sassari e viene accompagnato dalla popolazione al Duomo dove i canonici intonano il “Te deum” di ringraziamento e le campane suonano a festa.
La sua popolarità è alle stelle.

Angioy, ospitato a Sassari dallo zio, il canonico Diego Arras, si preoccupa subito di attivare lavori di utilità pubblica per dare lavoro ai molti disoccupati; ottiene da Cagliari il grano, inutilmente richiesto in precedenza, quando era ancora vivo il contrasto tra le due città; costituisce una milizia urbana che mette al comando dell’amico Gioachino Mundula.
Nel frattempo i suoi sostenitori sviluppano una intensa propaganda antifeudale nei villaggi. Alcuni suoi amici fanno propaganda repubblicana affiancata da una serie di scritti quali l’ Achille della sarda liberazione e i Sentimenti del vero patriota sardo che non adula.

Sempre il Manno, nel suo libro “Storia moderna” , parla del soggiorno di Angioy a Sassari e gli rimprovera di essersi circondato di uomini di pessima fama e di aver spogliato i baroni dei loro beni promuovendo patti antifeudali.

Lorenzo e Vittoria Del Piano osservano però che il Manno cade anche in contraddizione quando accusa Angioy di aver voluto fare una rivoluzione e di essersi circondato di uomini di temperamento vivace, quando è appunto con uomini “vivaci” che si fanno le rivoluzioni!

Federico Francioni, ha approfondito recentemente la questione relativamente al fatto se l’Angjoy abbia tollerato o subìto queste iniziative o se invece si sia trattato di una “divisione dei ruoli”: avrebbe lasciato insomma che i suoi seguaci svolgessero d’accordo con lui la propaganda repubblicana che egli non avrebbe potuto fare apertamente a causa della sua carica.
Durante la sua permanenza a Sassari, Angioy si fa comunque anche molti nemici che avrebbero poi organizzato una congiura contro di lui.
Il viceré ordina da Cagliari di procedere alla riscossione dei tributi, utilizzando anche la forza e l’ Angioy risponde che non avrebbe mai fatto l’ esattore baronale. Così facendo si schiera apertamente dalla parte degli oppressi.
Nel sassarese, la sua propaganda antifeudale incontra grandi consensi tanto che i rappresentanti di molte comunità lo invitano a visitare i loro villaggi per accertarsi degli effettivi problemi sociali esistenti.
Angioy decide quindi di assentarsi da Sassari per 5-6 giorni per visitare i villaggi e ne dà notizia al viceré; affida il governo di Sassari ai suoi sostenitori, il vice intendente Fois e gli avvocati Mundula, Fadda, Solis e Sotgia Mundula e il 2 giugno parte da Sassari accompagnato dal segretario della Reale Governazione, Giovanni Mossa, dal notaio Stanislao Delogu e dall’assessore avvocato Domenico Pinna.
Visita numerosi paesi: ai villici Angioy chiede se hanno ancora l’intenzione di liberarsi dalla schiavitù del feudalesimo e tutti rispondono sempre di si.
Il rettore Muroni si preoccupa di tradurre in logudorese tutto ciò che Angioy dice in italiano. Secondo la “ Storia dei Torbidi” e poi anche il Manno, egli avrebbe avuto l’ intenzione di raccogliere gente armata e marciare quindi su Cagliari per instaurarvi la Repubblica.

A Semestene, Angioy riceve notizie da Bosa sui preparativi in atto per fronteggiare ogni sua mossa e a San Leonardo, avendo fatto sequestrare la posta diretta a Sassari, ha la conferma delle misure che vengono prese contro di lui.
Angioy dà quindi ordine alla cavalleria miliziana di Macomer di concentrarsi a Santu Lussurgiu e di mettersi ai suoi ordini, ma essa non accetta di obbedire senza il consenso del viceré.
A Macomer, dove peraltro l’ Alternos (come attesta Giovanni Cucca nel suo libro su Macomer “ Macomer, documenti, cronache e storia di una comunità” - Settecento Sabaudo) gode anche di un certo seguito, avviene un primo scontro con gli uomini disposti all’ingresso del paese dall’avvocato Salvatore Pinna, nemico di Giovanni Maria e fratello del suo seguace Domenico.

Arrivato successivamente a Oristano, con un seguito di 600 persone e favorevolmente accolto dalla popolazione, Angioy scrive al viceré che il Logudoro avrebbe difeso i propri diritti e chiede un colloquio con lui, o con due membri della Reale Udienza e due di ogni Stamento (almeno uno dei quali avrebbe dovuto essere del Logudoro), minacciando anche di fare uso della forza.
Il giorno dopo Angioy invia un’altra lettera al viceré nella quale dice che, essendo stata da poco raggiunta la pace tra il re Vittorio Amedeo III e la Repubblica Francese, se non si fosse arrivati ad un accordo con Cagliari, il Logudoro avrebbe fatto una “Deputazione separata sia alla Francia che al re”.

A Cagliari, i suoi ex-amici, prima ancora che il viceré ricevesse le lettere di Angioy, avevano già presentato un’Istanza nella quale chiedevano la sua destituzione e lo pregavano di mandare nel Capo di Sopra, con pieni poteri, l’avvocato fiscale don Giannantonio Delrio, affinché normalizzasse la situazione.
Il viceré, appena ricevuta la prima lettera di Angioy, dà ordine che si convochino le cavallerie miliziane dei vari villaggi per muovergli contro.
Inoltre nomina come suoi delegati Guiso, Musso e Pintor Sirigu che, insieme all’avvocato Delrio, avrebbero ristabilito la pace nel Logudoro e pubblica vari pregoni con i quali accorda un condono alla “gente sedotta e mal consigliata” che aveva fino a quel momento partecipato all’insurrezione angioiana; promette 1500 lire sarde a chi consegnerà alla Giustizia il cadavere di uno dei principali capi della rivolta e 3000 lire sarde a chi invece lo consegnerà vivo.

A Cagliari si diffonde intanto la falsa notizia che l’esercito di Angioy è giunto a Serramanna e la città entra nello scompiglio più totale.
A Oristano Angioy attende intanto risposta dal viceré e spera ancora in qualche buona notizia. Riceve invece una lettera dall’avvocato Cocco con allegato il pregone che lo mette al bando e così abbandona Oristano per rientrare a Sassari, dopo scontri a fuoco tra i suoi uomini e gli oristanesi.
Angioy si è reso conto di essere in una situazione disperata, dato che sono rimaste inascoltate le sue richieste di aiuto ai villaggi che pure in precedenza avevano partecipato al movimento antifeudale.

Ma il punto ancora da chiarire è questo: voleva veramente marciare su Cagliari?
Egli sapeva benissimo che sarebbe stata una follìa pensare di conquistare Cagliari con poche centinaia di armati, senza ufficiali esperti, senza artiglieria, senza munizioni sufficienti e senza poter contare sull’appoggio degli ex-amici traditori.

A Cagliari il viceré Vivalda assegna al Giudice della Reale Udienza, don Giuseppe Valentino, l’incarico di procedere contro l’Angioy, Mundula,Fadda e gli altri capi dell’insurrezione accusati di voler cambiare l’assetto politico del Regno.

Al giudice Valentino arrivano molte denuncie vere o false e vengono così arrestati molti innocenti che rimarranno a lungo in carcere, mentre altri ancora vengono condannati a morte.

Il corpo dei condannati di solito veniva bruciato e le ceneri sparse al vento, oppure la testa veniva esposta in una gabbia di ferro e appesa alle porte della città.
Ma la condanna inflitta al Fadda è particolarmente crudele, infatti venne condannato all’ impiccagione “ sficcarglisi la testa dal busto e mettersi alla vista, entro una grata di ferro nella porta del castello di questa città, dividersi il corpo i quarti e “ affliggersi” nei luoghi stabiliti dalla viceregia delegazione in vicinanza di questa stessa città, compresa la tortura sulla confessione dei complici e il pagamento delle spese”.
Il 16 giugno 1796 Angioy parte con degli amici da Portotorres e raggiunge Genova, da dove si sposta successivamente in diverse città italiane spingendosi fino a Castiglione, dove spera di incontrare Napoleone che non vuole però riceverlo perché, dopo la pace di Parigi (15 maggio 1796), la Francia non ha più nessun interesse ad occupare la Sardegna.

Nell’ottobre 1796 il re Vittorio Amedeo III muore e gli succede il figlio Carlo Emanuele IV che, per chiarire la situazione dell’isola e dell’Angioy stesso, decide di invitarlo a Torino, garantendogli la libertà e offrendogli i soldi per il viaggio. L’Angioy spera di recarsi a Torino per ottenere l’abolizione definitiva del feudalesimo ed è ancora sicuro delle sue idee e che esse avrebbero garantito un avvenire migliore per la Sardegna.
A Torino egli incontra l’avvocato fiscale del Supremo Consiglio di Sardegna, Luigi Cappa, che lo invita a soggiornare a Casale, in attesa delle decisioni del re. Qui l’Angioy avrebbe, secondo la testimonianza del Frassu, messo per iscritto un suo memoriale difensivo molto efficace.

Resosi però conto di non avere buone possibilità e venuto a conoscenza di un complotto contro la sua vita, abbandona furtivamente Casale e si reca in Francia dove si schiera definitivamente dalla parte dei francesi che sollecita apertamente ad occupare la Sardegna.

A Parigi vive ospite nella casa della vedova Dupont.

Come è noto esiste a Sassari una Loggia Massonica “Giovanni Maria Angioy”: sembra infatti che egli si sia affiliato alla Massoneria (ancora non esistente in Sardegna) durante il suo esilio francese, venendo la sua personalità riconosciuta conforme agli ideali dei Liberi Muratori.

Muore il 22 febbraio 1808.



Lascia un debito considerevole alla donna che, quando andrà appositamente a Sassari ospite del console francese Esperson, tenterà inutilmente di farsi rimborsare dalle figlie dell’Angioy le quali ben poco affezionate alla memoria del padre, avrebbero addirittura cercato di cambiare cognome.

Bibliografia
Sono stati ampiamente consultati:
il sito http://digilander.libero.it/bono2k/gma.html
e il testo di Lorenzo Del Piano e Vittoria Del Piano: “Giovanni Maria Angioy e il periodo rivoluzionario 1793-1812”, Edizioni C.R. – Quartu S.Elena, 2000.


Il teso è tratto dal sito scolastico http://www.rivsarda.it/ e precisamente

http://tinyurl.com/65zwwo



L'Italia nel Settecento


Nomi


Ragazzi, trattandosi di un lavoro scolastico che una volta realizzato verrà pubblicizzato, sarà bene che cominciamo a usare i nomi veri anziché i nick.


Nel mentre vi invito a produrre un testo di apertura nel quale vengano riportate le prime impressioni della classe davanti a quanto finora appreso circa la "Sarda Rivoluzione" e al sito precedentemente realizzato dai vostri compagni del corso G.
Nell'immagine Giovanni Maria Angioy

Avviso

Sono finalmente riuscito ad inserire un template in .xml, dopo tanti tentativi andati male. Unico problema: è scomparsa la barra di navigazione superiore (quella dove c'erano i link di gestione del blog e del nuovo post).

Non ho idea, al momento, di come rimetterli senza reimpostare una grafica predefinita. In attesa che qualcuno venga in aiuto ho inserito nel menù un link alla pagina da cui si possono effettuare i nuovi post (fortunatamente salvata in memoria). Per il momento utilizziamo questi link, dovrebbero andare. Grazie e ciao!

Si parte!

Bene ragazzi, siamo partiti. Grazie ai due nostri webmaster: quanto prima la grafica e un po' di contenuti.

Il Blog è online

Buonasera!

Con questo messaggio si apre il nuovo blog curato dalla classe IV L in collaborazione con il professor E. Martinez, avente come argomento, come avrete visto, la Rivoluzione Sarda.

Al momento la grafica è provvisoria, e, per la mia inesperienza (momentanea XP) non sono riuscito ad inserirne una che non rientrasse nelle predefinite. Se qualcuno ha più esperienza di me mi dia una mano!

I contenuti non sono ancora presenti, per inserirli direi di aspettare di avere una prospettiva più completa di quello che sarà il progetto che sarà ospitato su queste pagine.

Grazie e buona serata a tutti!